Come puoi trovare la tua sola e unica cosa? Non ho mai avuto la risposta: a volte mi sono convinta di aver trovato una quadra per poi ricredermi in poco tempo. Altre invece mi sono accorta di non essermi affatto avvicinata a una risposta. A volte il punto è molto più semplice: farsi delle domande è molto più importante che trovare le risposte subito.
Qual è la sola e unica cosa che posso fare in modo che facendola tutto il resto diventi più facile o superfluo?
Gary Keller e Jay Papasan
La gestione del tempo è un tema trasversale perché non riguarda solo il lavoro ma anche la vita familiare, emotiva, le relazioni che sai costruire. Investire del tempo e renderlo produttivo vale sia se lavori, sia se vuoi conoscere persone nuove o prenderti cura di quelle che già ami. Il tempo è una risorsa scarsa e trovare la tua sola e unica cosa ti permette di avere dei buoni propositi, individuare chiaramente le tue priorità e vivere pienamente con consapevolezza.
Ecco perché questo articolo, scritto a quattro mani con Dario Ramerini, si apre proprio con una domanda densa.
Una richiesta a cui non ti assicuriamo di rispondere ma possiamo tracciare un percorso che possa, con gentilezza e ascolto, accompagnarti a trovare la tua risposta. Io utilizzerò quello che mi ha insegnato la pratica della meditazione e la lettura di “Una cosa sola” di Gary Keller e Jay Papasan.
Dario, invece, è lo Stilista delle parole e sa come comunicare in modo gentile, aprendo cerchi pieni di sensi in cui allenare la curiosità e il pensiero.
Ascoltare i propri bi-sogni ed essere consapevoli
Un autore migrante che stava imparando l’italiano analizzava parole dandogli il significato che secondo lui meritavano di avere: il “bisogno” perciò era un “bi-sogno”, cioè un sogno fatto due volte, un po’ come il biscotto che deve la sua consistenza alla ricottura. Per noi è interessante vedere nei bisogni proprio i sogni, ossia quello che ci auguriamo, affinché possano moltiplicarsi all’infinito e siano così profondamente legati a quello che trama per la nostra felicità.
Il bisogno può evocare il recarsi in bagno per scaricare il sovrappiù e questo non è un caso, né qualcosa di inappropriato. Affinché la mongolfiera voli oltre le nere nubi, la zavorra dev’essere scaricata poco per volta.
Questo significa fare silenzio, allontanare il rumore delle intenzioni mancate e delle proiezioni sociali: è la prima fatica da fare per scoprire la sola e unica cosa! Essere consapevoli dei propri bisogni è un passaggio inevitabile. Il sogno nasce da un desiderio che va oltre il bisogno sublimandolo in qualcosa di incredibilmente raggiungibile. Dietro ogni obiettivo raggiunto o immaginato c’è sempre una dimensione di mancanza che spinge e motiva.
Ma il sogno è una sorta di futuro anticipato; un pensarsi domani percependo le sensazioni del corpo come se già fosse. La scelta è sempre facile per chi sa sentire: basta intuire cosa ci farà stare bene.
A pensarci, ogni volta che abbiamo cambiato lavoro o obiettivi della vita, entrambi siamo partiti dal proprio corpo. Sara, prima di diventare un’assistente virtuale faceva l’educatrice: lavorava su turni 365 giorni l’anno, weekend e festivi compresi. In uno stesso giorno accumulava circa tre ore di spostamenti casa-lavoro e tra un turno e l’altro aveva anche un paio di ore di pausa, lontano da casa e spesso all’aperto, anche d’inverno. La sua sciatica era peggiorata e continuava a prendersi forti raffreddori e sinusiti, oltre a febbre pressoché una volta al mese. Il suo corpo aveva bisogno di essere ascoltato affinché lei fosse felice.
Per Dario, la sordità ai bisogni dovuta dalla volontà di raggiungere gli obiettivi aveva prodotto risultati simili sul corpo, allontanandolo da quello stato di gioia che poi è l’unico responsabile del successo vero e duraturo.
Perciò ti consigliamo di crearti uno spazio di ascolto, silenzioso, in cui accogliere interamente i tuoi bisogni facendoli diventare sogni grazie all’espansione del sentire e alla concentrazione sull’obiettivo.
Lavorare sui propositi facendo spazio
Puoi trovare la tua sola e unica cosa soltanto se riduci, tutto, il più possibile. Lasciar andare tutto quello che distrae e non serve davvero è un lavoro faticoso. Eppure, è fare spazio. Come quando diamo via vestiti che non usiamo per liberare un po’ l’armadio. Dobbiamo sempre spogliarci per poterci rivestire e ci rendiamo conto che alla fine i vestiti che mettiamo di più sono sempre gli stessi, così comodi da essere quelli che restano.
Relativamente ai vestiti, l’argomento è quello dell’attaccamento. Non è tanto per tirchieria che si tengono, quanto piuttosto per paura di scegliere e anche di cambiare. Individuare e fare una cosa sola è per definizione un’ecatombe di possibili. E… Ogni decisione è l’inizio di un mondo nuovo nato dalla distruzione volontaria di tutti gli scenari con esso incompatibili. Se per due anni un vestito rimane nell’armadio a prendere polvere, regalalo subito a chi desideri indossarlo… La scelta è una medicina che aiuta a purificare l’intenzione e rendere responsabili di tutte le conseguenze imprevedibili che da essa potrebbero derivarne.
Quando Sara ha deciso di fare l’assistente virtuale ha dovuto rinunciare ad altri lavori che occupavano i suoi pensieri distraendola dalla sua unica cosa. Certo le davano un ritorno economico immediato, ma se avesse voluto specializzarsi nella sua attività avrebbe dovuto fare spazio! Avere del tempo per analizzare ciò che faceva, preparare la sua strategia. Formarsi e dedicarsi alla ricerca.
Per farlo ha anche dovuto delegare alcune attività di casa (come fare la spesa, stirare) così da avere il tempo per concentrarsi su ciò che le importava davvero. Il suo proposito, che ha tutt’ora, è di poter essere indipendente facendo un lavoro che le garantisca un ritmo di vita lento.
Lavorare sui propositi vuol dire cercare di capire quali sono le cose davvero importanti e preservare il loro spazio. Come le poesie hanno bisogno del bianco della pagina per respirare e accompagnare il ritmo delle parole, così noi abbiamo bisogno di uno spazio in cui coltivare i nostri propositi, libero da distrazioni e rumore. Uno spazio che non possiamo far traboccare perché il rischio di avere troppi propositi è che non si presti attenzione a ognuno di essi.
Come darsi delle priorità coltivando l’attenzione
I bisogni hanno indagato la dimensione del presente e quella onirica futura. I propositi hanno sgombrato il campo da tutto ciò che distrae. Le priorità sono il modo migliore per fissare tutto quello che va fatto per arrivare a raggiungere i tuoi obiettivi. “Pensare grande e dettagliato”, scrivono Keller e Papasan nel loro libro, serve a fissare degli obiettivi grandi e a mano a mano una serie di attività da fare per raggiungerli, attività che vanno però indagate e studiate nel dettaglio. La dimensione grande del sogno e la dimensione minuta del fare si parlano continuamente.
L’attenzione è responsabile del proprio fare: ciò che non interessa si posticipa e quando possibile non si fa. Basta col proverbio dulcis in fundo… Bisogna fare come i bambini e le bambine e mangiarselo per primo fino a saziarsi regalandosi l’energia per fare tutto! Fatta la priorità, il dolce appunto, il resto può anche non essere consumato!
Rispondi seriamente: tendi a toglierti prima le seccature per fare le cose importanti successivamente?
Avere delle priorità essenziali – ridotte al minor numero possibile – è fondamentale per poter fare un giusto sforzo. Inoltre, riuscire a renderle consuetudini ci permette di risparmiare ulteriore energia, rendendo sostenibile la fatica. Come se non bastasse, dobbiamo accorgerci che l’attenzione dedicata a ciò che facciamo è limitata: non possiamo fare due cose assieme senza comprometterne l’efficacia. L’attenzione va circoscritta e aiutata!
L’attenzione è pilotata dalla nostra trance personale del momento, ossia il nostro pensiero dominante che ha la precedenza su tutto. Esistono 4 trance magnetiche, in grado di calamitare la nostra attenzione in modo esclusivo e permanente. Il nostro compito è conoscerci e prendere il meglio dalla trance in cui siamo per avvantaggiarsi del suo vento in poppa e arrivare a conquistare il nostro sogno. Inutile spingerci fuori violentando la nostra attenzione… Usciremmo fuori dal flusso diminuendo le nostre possibilità di successo e avremmo un’esperienza approssimativa per conoscerci.
Inoltre, le priorità non esistono. Etimologicamente, priorità è solo singolare e significa l’unica cosa da fare subito. Perciò il nostro compito dovrà essere quello di stilare un ordine di esecuzione, ma non potranno esistere due attività con la stessa priorità.
Un consiglio per te.
Scegli, una per volta, delle priorità che possano fungere da effetto domino: azioni che, se fatte, possono iniziare una cascata potente e veloce (sapevi che ogni pedina del domino può farne cadere un’altra del 50% più grossa?). La legge di Pareto insegna che l’80% dei risultati deriva dal 20% delle cause; quindi il 20% delle nostre azioni ci permette di raggiungere l’80% dei nostri obiettivi. Trovare la tua sola e unica cosa serve proprio a questo: a garantirti di lavorare su quel 20%!!!
La sola e unica cosa che può avere un effetto domino è la capacità di formarsi, aumentando le proprie competenze e quindi avere un impatto più forte sul lavoro delle persone con cui si collabora. Riuscire a gestire il proprio e il loro tempo al meglio può rendere più autorevoli e permettere di negoziare orari e tariffe diverse, lasciando la libertà di scegliere con chi lavorare e su che progetti buttarsi.
Riposo, produttività e la pratica quotidiana
Un’attenzione particolare va ai momenti di riposo che stranamente generano tutto ciò che è significativo. Organizzare il proprio tempo attorno al riposo è una pratica di amorevolezza senza pari. Non ci sono energie nuove senza riposo; non ci sono pensieri lucidi, strategici o progettuali senza di esso.
E ricorda che essere una persona produttiva non vuol dire fare tanto ma fare tanto in un’unica direzione; verso la sola e unica cosa, in grado di spalancare le porte al tuo sogno, rispondendo ai tuoi bisogni in linea coi tuoi propositi più intimi. Accogli le distrazioni come occasioni per tornare all’attenzione: con gentilezza riporta il tuo pensiero e il tuo fare alla tua sola e unica cosa.
Ora, quindi, ti invitiamo a pensare di nuovo alla domanda con cui abbiamo aperto questo articolo. Chiediti: “Qual è la sola e unica cosa che posso fare in modo che facendola tutto il resto diventi più facile o superfluo?”
Esercitati a trovare la tua risposta nelle diverse situazioni o ambiti della vita: c’è una sola e unica cosa nel contesto familiare, una nelle relazioni, un’altra (ma sempre sola e unica) nell’ambito finanziario e via dicendo.
Prenditi del tempo per cercarla; sii consapevole di ciò che vai cercando speratamente!
Il successo accade di notte, grazie al potere dell’inconscio che mentre sogniamo può agire indisturbato dalla ragione limitante. Il riposo, il gioco, lo svago, il riso e il divertimento in genere, garantiscono la fattibilità dell’azione, costituendo il contesto e il sostrato della priorità scelta.
Questo articolo è stato scritto a quattro mano con Dario Ramerini, lo stilista delle parole. Non so più quali parole siano mie e quali sue, ed è veramente molto bello.
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Io sono Sara Cremaschi, la tua assistente virtuale mindful.
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